Unioni gay: Alfano dice No. Renziani pronti a votare il ddl Marcucci

 

unioni gayAngelino Alfano pone il veto sulle proposte avanzate da Matteo Renzi in materia di unioni gay e immigrazione. Una reazione prevedibile e scontata, visto che il Nuovo Centrodestra si presenta come difensore dei valori tradizionali di una parte della società italiana. Quella di Renzi è parsa a tutti come una provocazione utile per stanare il nemico e costringere Alfano e i suoi ad uscire allo scoperto, innescando così la crisi del governo Letta. E, in effetti, il leader di Ncd sembra con le spalle al muro, soprattutto sulla questione delle unioni civili, comprese quelle di persone dello stesso sesso.

Sono i senatori renziani a infilare il coltello nella piaga delle debolezze alfaniane con la minaccia di portare avanti il disegno di legge sulle unioni civilipresentato al Senato da Pd e Scelta Civica il 18 dicembre scorso – anche senza l’appoggio di Ncd. L’ennesimo bluff di Renzi, o questa volta il segretario Democratico fa sul serio? A sentire la reazione di Alfano sembrerebbe di sì. “Non si può pensare alle unioni civili senza pensare prima alle famiglie”, dice al Tg2. “Noi del Ncd siamo avvantaggiati da queste richieste di Renzi – rincara poi la dose con un’intervista al Messaggero – perché rende chiaro che per la sinistra, in una fase così drammatica per l’Italia, la priorità sta sull’immigrazione e sulle unioni civili”.

A rispondere all’ex delfino berlusconiano ci pensano i senatori renziani Andrea Marcucci e Isabella De Monte, firmatari insieme alle colleghe Laura Cantini, Rosa Maria Di Giorgi (anche loro in quota Renzi) e Linda Lanzillotta (Scelta Civica) del ddl sulle unioni gay depositato a Palazzo Madama. “Le unioni civili non sono certo alternative ad interventi per le famiglie – scrivono gli onorevoli ricordando ad Alfano che “nel 1970 la legge Baslini-Fortuna che istituì il divorzio, passò nonostante l’opposizione della Dc, che pure aveva un peso ben maggiore del suo partitino”.

La voglia dei renziani di liquidare l’intesa con gli alfaniani è malcelata. “Abbiamo offerto al Ncd la possibilità di fare un passo avanti in un’ottica riformista – minacciano Marcucci e gli altri – se il partito di Alfano non ci sta, il disegno di legge andrà avanti cercando una maggioranza in Parlamento, esattamente come avvenne per il divorzio”. A chiudere il cerchio ci pensa Davide Faraone su twitter: “Alfano dice: ‘Prima le famiglie poi le unioni civili’. Noi ci occuperemo di entrambe, lui in Parlamento dal 2008 su questi temi non è stato proprio un fulmine”.

Sulla necessità di colmare il vuoto legislativo riguardante le unioni gay si è pronunciata anche la Corte Costituzionale con la sentenza n.138 del 2010. Ma vediamo nello specifico che cosa prevede il ddl di cui è primo firmatario proprio il senatore Marcucci. I proponenti fanno riferimento alla risoluzione del 16 marzo 2000 – con cui il Parlamento Europeo ha chiesto ai membri Ue “di garantire alle famiglie monoparentali, alle coppie non sposate ed alle coppie dello stesso sesso, parità di dignità rispetto alle coppie ed alle famiglie tradizionali” – e alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (Carta di Nizza).

Per questo il ddl Marcucci propone l’istituzione di un Registro delle Unioni Civili per le coppie dello stesso sesso. Diritti identici a quelli delle coppie tradizionali come “l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale”. Le nuove coppie potranno scegliere il regime patrimoniale e vedranno esteso il diritto di usufruire della pensione di reversibilità e quelli riguardanti l’assistenza sanitaria e penitenziaria. Stesso discorso per i diritti successori. Più di tutto farà discutere “l’istituto della ‘stepchild adoption’, mutuato dalla Civil partnership inglese, che consente l’adozione del figlio minore anche adottivo dell’altra parte dell’unione”. Formigoni e Giovanardi sono già sul piede di guerra.